Appena rientrata dalla città eterna mi accorgo di avere un senso di smarrimento. Sono confusa e ho anche qualche allucinazione. Che sia la troppa bellezza appena vissuta da vicino? Una mezza sindrome di Stendhal? In effetti davanti alla pala del Guercino ai Capitolini ho travolto un paio di giapponesi indietreggiando per una foto e ho spodestato dai comodi divanetti, con la giusta cattiveria da ansia pre-capolavoro, un gruppetto affaticato di tedeschi.
Continuo a non capire e inizio anche a essere piuttosto nevrotica. Controllo il calendario ed è un semplice martedì 3 ottobre. Ed ecco l’illuminazione!
Era appena il 29 settembre e nel negozio di carabattole sotto il mio hotel campeggiavano scritte Trick or Treat, scheletri come palloncini che fungevano da concierge e vetrine piene di tutti gli oggetti possibili, marchiati e trasformati orribilmente. Dallo scopino per il bagno a forma di tibia alla dentiera spillatrice , dal portaspazzolino ricavato dal buco di un cranio alle pantofole di pelo di lupo mannaro e cappellini da strega per ogni zucca vuota. All’interno noto una signora accaldata lamentarsi con la ragazza della cassa per le poche maschere da mostro presenti in negozio e per l’assenza completa di costumi da Ellouin (Halloween).
La commessa, con la dovuta premura che il contratto firmato le impone, la rasserena prontamente, dicendole che manca ancora un mese e che molti altri articoli sono in arrivo.
Il giorno successivo passeggiando per il centro tra via Condotti e via Vittoria, per le stradine umide e stracolme di turisti assetati e aggrediti dai feroci camerieri buttadentro, scorgo una bellissima cartoleria storica. Attratta come sempre dai colori e dalla calma di queste botteghe, pregusto il profumo delle matite e dei quaderni freschi di tipografia e mi addentro in cerca di qualche cosa che ancora non so mi sarà utile possedere. Sfoglio qualche agenda per il nuovo anno pensando a quali progetti troveranno posto tra quelle pagine piene di lunedì e venerdì. Accarezzo qualche peluches e mi lascio abbagliare dalle vetrinette che custodiscono sotto chiave le penne stilografiche perfettamente ordinate. Procedo verso il fondo del negozio e noto una zona in allestimento coperta da un lenzuolo bianco: ‘’Stiamo preparando per voi delle fantastiche decorazioni natalizie!’’. Un uomo che ha tutta l’aria di essere autoctono sbraita: ‘’ Ma non si possono ancora vedere?’’. Esco immediatamente!
Una vita intera in aspettativa per creare un solo giorno di interesse e poi non pensarci più. E poi via di corsa al 7 di gennaio per comprare l’uovo di Pasqua.